13/07/2019 – Nella fase di attuazione di un piano urbanistico, il vicino che si senta danneggiato dalla realizzazione degli interventi può fare ricorso per bloccare i lavori, ma solo a determinate condizioni.
Lo ha affermato il Consiglio di Stato con la sentenza 4233/2019.
Piano urbanistico, il vicino può fare ricorso?
I giudici hanno affermato che il ricorrente deve fornire la prova concreta del danno subìto, come ad esempio il deprezzamento del valore del suo terreno o la compromissione del diritto alla salute e all’ambiente.
Piano urbanistico e ricorso, il caso
Nel caso preso in esame, con la variazione del piano urbanistico era stato disposto l’incremento delle possibilità edificatorie dell’area. Il proprietario dell’area vicina aveva quindi presentato ricorso, segnalando genericamente dei “gravissimi pregiudizi”.
“Se è vero – si legge nella sentenza – che vi potrebbe essere un interesse contrario all’edificazione è vero anche che la ricorrente non prospetta alcun interesse specifico, connesso alla fruibilità dell’ambiente circostante nella sua verginità costruttiva”.
La “lesione” di un interesse o di un diritto, hanno spiegato i giudici, deve essere direttamente collegata agli atti adottati dall’Amministrazione. Questa correlazione, secondo i giudici, non esiste se il ricorrente risiede nelle immediate vicinanze dell’area interessata dall’espansione edilizia.
La “vicinitas”, ha illustrato il Consiglio di stato, non è un motivo sufficiente per presentare ricorso, perché è necessario “fornire la prova concreta del vulnus”.
Per questi motivi, i giudici hanno respinto le richieste del ricorrente.